Ayurvegan, di Barbara Bianchi e Elena Carafa – recensione
Ayurvegan, di Barbara Bianchi e Elena Carafa, Macro Edizioni
Nel nuovo libro di Macro Edizioni Ayurvegan, la cucina vegana incontra la tradizione ayurvedica in un’esplosione pirotecnica di colori, profumi e sapori. Le verdure e i cereali sono le stelle di questo ricettario, che oltre a essere vegano è soprattutto sano, grazie ai precetti ayurvedici.
E qui qualcuno potrebbe storcere il naso, in quanto in realtà la tradizione ayurvedica non è né vegetariana né tanto meno vegana. Così il maestro Swami Joythimayananda scrive in una delle due prefazioni del libro (la seconda è della dottoressa Michela De Petris): «Inizialmente ero un po’ perplesso nel dover scrivere una prefazione che unisse questi due stili alimentari [il vegano e l’ayurvedico], non tanto perché non incontrassero il mio pensiero, ma soprattutto perché l’Ayurveda concepisce l’utilizzo di alimenti di derivazione animale quali il latte, il ghee gruta e le uova […] L’Ayurveda in verità non esclude nemmeno la carne e il pesce». Ma poi aggiunge: «…ma a mio avviso adottare una dieta vegetariana migliora la qualità della nostra vita sotto numerosi aspetti […] Secondo gli Yoga Sutra di Patañjali, il primo dei 5 yama è Ahimsa (non fare del male): è uno dei principi fondamentali che lega lo yoga e il vegetarianismo. Pertanto è importante far crescere la consapevolezza dentro di noi che ogni forma di vita va rispettata e trattata con molto amore».
Ed è proprio questo il problema odierno correlato al consumo di alimenti di origine animale: lo sfruttamento e le sofferenze inflitte agli animali negli allevamenti industriali, che si trasformano in energia negativa, che a sua volta, attraverso il cibo che consumiamo, contamina e danneggia la nostra salute fisica e mentale. Ciò porta oggi giorno a limitare fortemente il consumo di prodotti di origine animale. Da questa riflessione è nato Ayurvegan.
Ayurvegan, di Barbara Bianchi e Elena Carafa, Macro Edizioni
Ayurvegan è il ricettario in cui i principi dell’Ayurveda incontrano la cucina vegetariana e vegana. Per ricordarci di Ahimsa, il principio logico della non-violenza, anche a tavola, senza perdere il gusto per la buona cucina, l’attenzione per il nostro benessere e l’equilibrio dei dosha, e il bello di cucinare con gli ingredienti del nostro territorio, secondo la stagionalità.
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Il libro presenta un’ampia introduzione sulla nutrizione ayurvedica scritta da Elena Carafa, allieva del maestro Joythimayananda e studiosa proprio di nutrizione ayurvedica, con consigli alimentari per ogni dosha declinati in chiave vegana. Inoltre, ogni ricetta del libro è accompagnata da indicazioni relative alla sua influenza sui dosha, di modo che ogni persona, in base alla propria costituzione, possa scegliere consapevolmente le ricette più adatte a lei.
Il ricettario è curato dalla chef vegana Barbara Bianchi e si compone di 50 menù, tutti equilibrati dal punto di vista dei sapori, divisi per stagione. È frutto di uno studio approfondito sulle qualità degli alimenti dal punto di vista ayurvedico e tiene conto dei precetti di questa tradizione nelle combinazioni, nelle preparazioni e in tanti piccoli accorgimenti. Potrebbero rimanere delusi coloro che si aspettano un ricettario indiano, perché invece vi si trovano ingredienti e sapori tipici della nostra cultura mediterranea. Del resto l’Ayurveda invita a usare gli alimenti legati al proprio territorio e questo, salvo qualche ricetta indiana che non poteva mancare, è quello che è stato fatto nel libro. Quindi gli ingredienti della nostra terra cucinati secondo i precetti ayurvedici. Così ad esempio la parmigiana di zucchine è cucinata in padella invece che al forno, dato che l’Ayurveda evita questo tipo di cottura; i pani di accompagnamento sono tutti senza lievito, visto in cattiva luce dalla tradizione ayurvedica; le vellutate sono sempre accompagnate da una parte degli ingredienti in esse usati non frullati, perché per l’Ayurveda è importante che attraverso la loro masticazione vengano trasmesse all’intestino informazioni sul cibo che sta per arrivare per poterlo preparare a compiere al meglio il suo lavoro; e così via.
Naturalmente, per rispettare la tradizione italiana che ne è così ricca, non potevano mancare i dolci, che sono però tutti senza zucchero, ma addolciti con dolcificanti naturali, e accompagnati da indicazioni su modi e tempi di consumo.
Il libro è arricchito dalle splendide foto di Andrea Amadori, per le quali sono occorse oltre due settimane di set fotografico trascorse fra verdure, spezie, erbe, padelle, sfondi e luci. Un lavoro dal risultato entusiasmante che porta a ricordare quanto la cucina, come del resto la fotografia, sia un’arte in grado di donare emozioni a livello “viscerale”. In fin dei conti nell’antichità la pancia veniva considerata la sede delle emozioni… Il set fotografico è stato anche un’occasione per ricucinare ogni singola ricetta, vagliando quindi dosi e indicazioni. Un lavoro da certosini che rende le ricette a colpo sicuro: se vengono seguite, il piatto non può non riuscire.
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