Le sette leggi spirituali dello yoga di Deepak Chopra e David Simon – Recensione
→ Le sette leggi spirituali dello yoga, Sperling & Kupfer
Che giorno è oggi?
Per me che scrivo è lunedì e la Legge di questo giorno della settimana è “Dare”, il colore è il verde, il chakra è il quarto, Anahata, il chakra del cuore, due delle intenzioni per oggi sono “Respirare in modo consapevole” e “Coltivare la gratitudine”.
Come lo so? L’ho letto, otto anni fa, in un libro, che ho usato anche come libro guida per tutto l’anno, con gli allievi e le allieve che seguivano i miei corsi.
Una guida “attraverso il tempo e lo spazio”
E se non è lunedì?
Ovviamente nel libro che presentiamo ci sono tutti i giorni della settimana, collegati alle sette leggi spirituali dello yoga, a loro volta collegate a una pratica (asana), un respiro (pranayama), una meditazione (dharana/dhyana).
Il libro nella sua versione originale è uscito dieci anni fa, ma non importa, anche perché, come scrive l’autore all’inizio, “[…] è dedicato a tutti coloro che cercano l’unità attraverso il tempo e lo spazio”.
Nella versione italiana il libro ha la copertina di un meraviglioso colore, che non si vede a meno di togliere la sovracoperta con la foto di Chopra e di una fanciulla che esegue ustrasana, la posizione del cammello.
Le Sette Leggi spirituali dello yoga
Ecco le Sette Leggi:
- potenzialità pura,
- dare,
- karma,
- minimo sforzo,
- intenzione e desiderio,
- distacco,
- dharma.
Sì, avete letto bene, si parla anche di karma e dharma, e la Legge del Dharma (o scopo della vita) si basa su tre princìpi: “Il primo stabilisce che il nostro scopo finale è la scoperta del nostro Sé superiore […]. Il secondo principio è dato dal riconoscimento e dell’espressione dei nostri talenti unici […]. Il terzo […] è il beneficio reso a noi stessi e agli altri grazie alle nostre azioni” (pp. 69-70).
E ancora sul dharma, lasciamoci condurre dalle parole di Krishna: “Vai al di là del mondo del bene e del male dove la vita è dominata da un inizio e una fine. Entra nel regno dello yoga, dove ogni dualismo trova la sua unità. Dopo esserti fissato nell’unità, esegui le azioni che favoriscono il dharma” (p. 193).
Il libro tratta anche di om, che “secondo la tradizione è il suono prodotto dall’universo quando si manifesta e può essere usato come un veicolo per passare dall’individualità all’universalità […] realizzando così lo scopo supremo dello yoga”, p. 79.
Raja Yoga, Patanjali e l’ambiente
L’autore precisa che l’argomento principale del libro è il Raja Yoga, raccontando come è nato il suo creatore, “il leggendario saggio” Patanjali; ne elenca gli “otto passi”, partendo da yama e niyama in un capitolo intitolato Il sentiero reale che porta all’unità (“reale” è un altro modo per indicare il “raja-yoga”) e insistendo sul concetto che lo yoga inizia dallo spirito, con tre domande fondamentali: “Chi sono?” “Che cosa voglio?” e “Come posso rendermi utile agli altri?”.
Secondo me c’è anche un’altra domanda importantissima, a pagina 29, che il rabbino Hillel – vissuto alla fine del I sec. a.C. – rivolgeva ai propri allievi:
“Se non lo faccio io, chi lo farà? Se lo faccio solo per me stesso, chi sono io? Se non lo faccio adesso, quando lo farò?”
Queste domande percorrono tutto il libro, guidandoci nella conoscenza di noi stessi, tramite la pratica dello yoga. E a proposito della domanda “Se non lo faccio io, chi lo farà?” mi piace sottolineare un’asserzione:
“Essere yogin equivale a essere ambientalisti: non possiamo infatti negare che i fiumi che scorrono attraverso le valli e quelli che scorrono nelle nostre vene sono intimamente legati, che il respiro di un’unica foresta è connesso al nostro, e che la qualità del suolo dove crescono le piante di cui ci nutriamo è legata alla salute dei nostri tessuti e dei nostri organi. Noi e l’ecosistema che ci ospita siamo dunque interdipendenti”, pp. 15-6.
Parte terza: la pratica
Dopo aver letto che ognuna delle Sette Leggi “è associata a un mantra specifico le cui vibrazioni risuonano in sintonia con il concetto cardine della legge stessa”; dopo aver saputo che “La lettura della legge del giorno va fatta ogni mattino al vostro risveglio e ogni sera prima di addormentarvi, riflettendoci sopra alcuni minuti” (p. 49); dopo queste modalità, da p. 113 a p. 187 troviamo le tecniche, (asana, pranayama, bandha) spiegate anche con chiare foto in bianco e nero (c’è perfino un Saluto al Sole da seduti!). C’è anche una Sessione all’insegna delle Sette leggi (p. 169), per poterle applicare alla nostra pratica quotidiana (o di chi si affida a noi, se facciamo gli/le insegnanti).
È un libro molto “usabile”, c’è persino un piccolo schema (pp. 188-9) con l’elenco delle Sette Leggi, il giorno della settimana, il colore, il mantra, le intenzioni, il chakra (definiti in modo semplice e carino: 1. della radice; 2. della creatività; 3. dell’energia; 4. del cuore; 5. dell’espressione; 6. dell’intuito; 7. della coscienza).
Ma non sembri il “solito” manuale, è tutt’altro:
“Lo yoga ci incoraggia ad ampliare la nostra percezione del sé affinché possiamo superare le sfide della vita. Ognuno di noi è un personaggio eroico impegnato sul campo di battaglia della quotidianità”
Capito? Lo leggiamo a p. 191, come a dire che dobbiamo stare nel mondo, senza lasciarcene travolgere. Precisamente.
L’ultimo capitolo, Conclusioni, inizia con una citazione da Patanjali: “Da questo punto in poi, diventate ciò che vedete”. Non vi sembra un augurio meraviglioso? Dunque andiamo, con questo strumento sotto il braccio, incontro alla vita quotidiana. Proprio quello che mi piace sempre sottolineare: al di là del tappetino lo yoga può – e deve – continuare. Ecco perché questo libro mi è piaciuto moltissimo, l’ho usato moltissimo, lo consiglio moltissimo.
→ Le sette leggi spirituali dello yoga, Sperling & Kupfer